L’unità anticristica tra potere ecclesiastico e potere civile
Siamo tornati a duemila anni fa, ai tempi di Gesù, quando contro la Verità si saldarono le espressioni civili del potere – Ponzio Pilato, il governatore romano e Erode Antipa, il tetriarca della Galilea – e quelle religiose, che avevano in Caifa, il Capo del Sinedrio, la loro massima espressione.
I protagonisti storici di allora, col favore delle tenebre e subordinati all’opera devastatrice e crudele di Satana, fecero ciascuno la sua parte, prima nell’oltraggiare e nel seviziare e poi nel condannare a morte il Figlio di Dio. Solo ricordarlo, fa venire i brividi. Pensare alla fine eterna che hanno fatto quei personaggi, insieme al traditore di Cristo, che Lo consegnò ai Suoi carnefici – indicato come “povero uomo pentito” dal Vescovo di Roma e “uomo per il quale sarebbe stato meglio non fosse mai nato” da Gesù (Mt 26,21-25) – fa venire il terrore.
C’è chi, invece, oggi non nutre alcun terrore e ripropone, rozzamente, lo stesso tipo di saldatura di duemila anni fa.
Da una parte, Giuseppe Conte, l’”avvocato del popolo”, così come si definì all’inizio della sua avventura politica, quando, sospinto da poteri che allora erano nascosti, sobbalzò d’un colpo dall’anonimato al prestigioso scranno di Premier – per essere poi riconfermato tale da una maggioranza parlamentare di matrice ideologica comunista, in aperta antitesi alla maggioranza reale che esprime il Paese – dall’altra, Jorge Maria Bergoglio, colui che – come sostenne il compianto, grande filosofo e teologo mons. Antonio Livi, in una celebre e profetica intervista a GloriaTv – ha portato a compimento il piano operativo che gli è stato assegnato da chi l’ha eletto: la “Mafia di San Gallo”, nome diventato pubblico grazie ad un libro autobiografico del defunto cardinale Godfried Danneels, di cui furono parte, tra gli altri, i cardinali Carlo Maria Martini, Walter Kasper e Achille Silvestrini, punto di riferimento in Curia, fino alla sua morte, avvenuta nel mese di agosto del 2019, dell’attuale Premier. Tutto torna.
Entrambi, in modo assolutamente deliberato e consapevole, sono compartecipi di un disegno anticristico, che si può riassumere nell’espressione “umanesimo ateo”.
Bergoglio si affidò a questa corrente di pensiero di natura anticristica subito dopo la sua elezione. Il 22 giugno 2013, “L’Osservatore Romano” intitolava così il discorso che egli fece a Brescia il giorno prima: “La Chiesa ancella dell’umanità”.
«Nell’ultima Sessione del Vaticano II» – disse Bergoglio – «Paolo VI pronunciò un discorso che a rileggerlo colpisce ogni volta. In particolare là dove parla dell’attenzione del Concilio per l’uomo contemporaneo. E disse così: “L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella sua terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (…). Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo” (Omelia 7 dicembre 1965). E con uno sguardo globale al lavoro del Concilio, osservava: ”Tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità. La Chiesa si è quasi dichiarata l’ancella dell’umanità”».
L’umanesimo ateo trionfò con quelle parole di Paolo VI e permeò l’intera pastorale conciliare delle decadi successive. La gerarchia ecclesiastica, nella sua quasi totalità – le eccezioni si possono contare sulle dita di una mano – operò per allontanare Dio dall’orizzonte degli uomini e si “accomodò” senza contrastare e spesso favorendo, tutte le leggi che si sono contrapposte ai comandamenti di Dio. Dal divorzio ai matrimoni omosessuali, passando attraverso la distruzione totale dell’istituto familiare, così come l’umanità l’aveva conosciuto nei suoi duemila anni di storia. La distruzione, anche sociale della famiglia, segna la fine della presenza della Chiesa. Il cardinale Carlo Caffarra, uomo di Dio, ricordò che fu proprio Suor Lucia dos Santos, la pastorella di Fatima, a scrivergli: “Padre, verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia. E coloro che lavoreranno per il bene della famiglia sperimenteranno la persecuzione e la tribolazione. Ma non bisogna aver paura, perché la Madonna gli ha già schiacciato la testa”.
La Chiesa post-conciliare ha avuto oltre 50 anni di tempo per convertirsi a Cristo e non l’ha fatto. Il suo programma si è affinato con il trascorrere del tempo, fino alla comparsa dirompente sulla scena del prete argentino, che commentò così quelle parole di Paolo VI del 1965: «Noi in questo tempo possiamo dire le stesse cose di Paolo VI: la Chiesa è l’ancella dell’uomo, la Chiesa crede in Cristo che è venuto nella carne e perciò serve l’uomo, ama l’uomo, crede nell’uomo. Questa è l’ispirazione del grande Paolo VI. Cari amici, ritrovarci nel nome del Venerabile Servo di Dio Paolo VI ci fa bene!».
Da “Ancella di Dio” ad “Ancella dell’uomo”, la Chiesa post-conciliare ha concorso consapevolmente, e quindi dolosamente, a costruire un’ideologia del pensiero unico, la cui logica conseguenza è stata quella di divenire complice di quegli esponenti del laicismo anti-cristiano che con le loro leggi hanno sfidato Dio, fino a giungere – con Bergoglio – all’esaltazione dell’operato della “grande italiana” Emma Bonino e di Marco Pannella, con il cui “spirito”, come ha sostenuto mons. Paglia, ci si dovrebbe confrontare.
Il gruppo di potere che determinò l’elezione di Bergoglio diede subito il suo “biglietto da visita”. Dalla sera in cui apparve alla loggia di San Pietro, quando s’inchinò “democraticamente” davanti al popolo. Venne indicata, così, una prospettiva politica, perseguita con la ricerca affannosa del consenso, proponendo una dimensione del papato, di volta in volta, ambientalista, ecologista, pauperista, biecamente comunista, e così via. Mai cristocentrica. Da umanesimo ateo, appunto, simboleggiato dal fatto che i suoi dolori alle ginocchia scompaiono quando si prostra e bacia i piedi ai Capi di Stato africani, riappaiono puntualmente quando si trova davanti al Santo Crocifisso. Egli diventa, così, non solo sfacciato, offensivo, blasfemo, ma “veritiero”: esprime, con questo gesto che non compie, la sua avversione alla dimensione salvifica e soprannaturale. Rimane “con i piedi ben saldati sulla terra”. Ripudia l’evangelizzazione dei popoli e la conversione dei singoli individui. Preferisce rivendicare le lotte contro la povertà, per la dignità del lavoro, per la salvaguardia dell’ambiente, che la Chiesa dovrebbe combattere insieme al mondo. Semplicemente, non crede che Cristo sia il Re del Cielo e della Terra e lo può sostituire, di volta in volta, con l’idolo pagano della foresta amazzonica o con la preghiera e il digiuno comune con i rappresentanti di pseudo-religioni – come accadrà il prossimo 14 maggio, attraverso l’iniziativa promossa dall’Alto Comitato per La Fratellanza Umana, costituito per l’attuazione del documento eretico di Abu Dhabi del febbraio 2019 – che nulla hanno a che fare con la Persona-Dogma, sulla cui Parola e sul cui Sacrificio è stata fondata la Chiesa.
Appeso alle sottane di Bergoglio, c’è l’altro protagonista di questa drammatica vicenda che l’Italia sta vivendo: l’“Avvocato del popolo”, il signor Giuseppe Conte, che il 29 agosto 2019, nel suo discorso d’insediamento da Presidente del Consiglio della maggioranza PD-M5S-LeU, affermò: «Molto spesso, negli interventi pubblici sin qui pronunciati, ho evocato la formula di un “nuovo umanesimo”. Non ho mai pensato che fosse lo slogan di un Governo. Ho sempre pensato che fosse l’orizzonte ideale per un intero Paese».
L’”orizzonte ideale” prodotto da questo personaggio – sostenuto nella sua azione dalla gerarchia ecclesiastica e direttamente da Bergoglio, nelle sue omelie di carattere politico che tiene da Santa Marta – sorregge la trasformazione dell’Italia in un grande “laboratorio tecnico” al servizio dei poteri che dominano il mondo.
“Una nuova luce si irradia sull’Italia”, disse qualche giorno fa in occasione della fine dei lavori del nuovo ponte Morandi a Genova. Questa “nuova luce” – che gli consigliamo d’indicare ai suoi “affini”, spiegando bene, in ogni senso, chi siano gli “affini” – è il faro che gli ha consentito di sospendere libertà costituzionali fondamentali, a cui è stato costretto considerati i ritardi gravissimi – rimasti tuttora solo marginalmente indagati – nelle azioni da intraprendere prima della dichiarazione dello stato di emergenza formulata il 31 gennaio e per l’intero mese di febbraio, fino al 10 marzo; di ritenere inutile il confronto parlamentare; di affidarsi ad una pletora di centinaia di esperti, nella quasi totalità sconosciuti, divenuti componenti di task force, che decretano lo svolgimento della vita di 60 milioni di persone; di evitare di varare l’unica misura adatta per affrontare la crisi economica, il versamento di danaro a fondo perduto alle famiglie e alle imprese, trasformando il Paese in un gigantesco “banco dei pegni”; di immaginare un Paese “controllato” da strumenti tecnologici che tracceranno la vita delle persone; di confidare – l’ha dichiarato espressamente in uno dei suoi molteplici “messaggi alla Nazione” – nel vaccino, che sarà finanziato da Bill Gates, notoriamente attento e generosamente interessato ai temi legati alla salute pubblica; di utilizzare una tragedia nazionale per rafforzare palesemente il suo potere e la sua popolarità.
Questa “nuova luce” gli ha consentito soprattutto – e da un certo punto di vista era inevitabile – di eliminare la dimensione spirituale e metafisica, negando la celebrazione della Santa Messa, della pratica dei sacramenti, dei funerali. Questa dimensione è stata giudicata superflua, rispetto all’acquisto di un pacchetto di sigarette o di un alimento o di un caffè da asporto. In altre parole: è stata giudicata superflua la ragione stessa per cui la persona sta al mondo, il suo rapporto spirituale con Dio.
Quest’operazione ha trovato l’assenso ed è stata sostenuta – contro tutte le evidenze delle norme che regolano i rapporti tra lo Stato e la Chiesa Cattolica – dal Vescovo di Roma e, tranne qualche flebile voce subito zittita, dall’intera gerarchia ecclesiatica che a lui risponde.
In questo passaggio – che ora si sta cercando di superare, attraverso accordi e contrattatazioni tra le parti, che non fanno che confermare l’idea che ci si può fare di entrambe le parti in gioco – sta la saldatura anticristica tra potere civile e potere religioso. Un ruolo spiegabile per una Chiesa mondana, “ancella dell’umanità”, che ha perso la fede in Dio e la sua ragion d’essere, quella profetica e che negli ultimi 50 anni non si è opposta, con la necessaria fermezza – anche organizzando la testimonianza virile dei suoi fedeli – a quelle leggi immonde che gridano vendetta al cospetto di Dio.
L’immagine che il teologo Ratzinger dà – nel nuovo libro-intervista del suo biografo, Peter Seewald – di “segni dell’Anticristo” e del suo “potere spirituale” rispetto al
«matrimonio omosessuale» e all’ «aborto» nel mondo, insieme alla sua denuncia di essere silenziato, sulla quale non intende indagare, afferma, descrive perfettamente questa saldatura. Rispetto alla quale è impossibile che gli uomini – da soli – possano tornare indietro.
Entra qui in “gioco”, nella sua pienezza di comprensione escatologica, la natura dell’avvertimento che Dio ha dato, concedendo il permesso alle forze del male – che tutto lascia credere abbiano lavorato nel segreto dei loro laboratori per sviluppare un virus potentissimo, di cui, a distanza di ormai sei mesi dalla sua comparsa, non si conosce praticamente nulla – di scatenarsi, mettendo in ginocchio l’intera umanità.
All’interno di questa battaglia, dalla parte dell’Anticristo e “aprendogli la strada”, operano ristretti gruppi di potere mondialisti, che perseguono tre obiettivi rispetto alla popolazione che abita il pianeta: ridurla, marchiarla e soggiogarla, avvalendosi degli strumenti offerti dalla tecnologia, dalla propaganda mass-mediatica, dall’occultamento della verità.
Queste forze agiscono ormai in campo aperto e in modo visibile. Con spavalderia e iattanza. E’ un progetto antico, che salda il potere politico e civile con una Nuova Chiesa, che vuole sostituire quella fondata da Cristo.
Questo non accadrà. “Non praevalebunt”, ha detto Nostro Signore. Ma il tempo che ci separa dalla fine dei tempi, quando Cristo tornerà sulla Terra, sarà un tempo di grandi tribolazioni, alle quali ci si deve spiritualmente prepapare, considerando che chi oggi ricopre le cariche del potere civile e di quello religioso, che si è saldato in maniera clamorosamente evidente, ha esaurito il suo compito. Altri verranno presto dopo di loro e saranno strumenti ancora più pericolosi nelle mani del Maligno. Indosseranno panni ancor più sofisticati e adopereranno mezzi ancora più terribili per dominare gli uomini, tutti gli uomini e renderli servi del nemico di Cristo.
Gli “avvertimenti” si svilupperanno e continueranno. Tra questi, ve n’è uno che non sappiamo quando si verificherà, ma che forse è più vicino nel tempo di quanto possa sembrare. Il suo contenuto lo evocherò a breve. Intanto, tengo molto a supplicare chi ha letto fin qui di abbandonare “letture” terrene di quello che sta avvenendo e di giudicarlo attraverso la prospettiva degli “ultimi tempi”, che è l’unica adatta per dare testimonianza e combattere i potentati delle tenebre che sono scatenati. C’è una Gerusalemme Celeste che attende gli uomini e le donne di buona volontà, quei figli di Dio, quei seguaci di Gesù capaci di comprendere – perchè credenti, capaci di essere coraggiosi – perchè illuminati dallo Spirito Santo, capaci di essere liberi – perchè hanno ricevuto il dono della Grazia.
Scrive Suor Lucia dos Santos (Carmelo di Coimbra, “Un cammino sotto lo sguardo di Maria – Biografia di Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria”, Edizioni OCD, 2014): «E sentii lo spirito inondato da un mistero di luce che è Dio e in Lui vidi e udii la punta della lancia come una fiamma che si allunga fino a toccare l’asse terrestre e questa sussulta: montagne, città, paesi e villaggi con i loro abitanti vengono sepolti. Il mare, i fiumi e le nubi escono dagli argini, debordano, inondano e trascinano con sé in un vortice un numero incalcolabile di case e persone: è la purificazione del mondo dal peccato in cui è immerso. L’odio e l’ambizione provocano la guerra distruttrice! Nel palpito accelerato del cuore e nel mio spirito udii risuonare una voce soave che diceva: “Nei secoli, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, santa cattolica, apostolica. Nell’eternità, il Cielo!”. La parola Cielo riempì la mia anima di pace e felicità, a tal punto che quasi senza rendermene conto, continuai a ripetere a lungo: “Il Cielo! Il Cielo!”»