A Dio non la si fa
Cari amici,
prima di proporVi il mio nuovo articolo, rivolgo un grazie di cuore e un grande augurio per il Santo Natale che si avvicina. A Voi e alle Vostre famiglie. Che il Santo Bambino ci protegga e apra i cuori a coloro che Gli sono nemici.
Mi permetto di dirVi che sono disponibili le ultime copie del mio libro NOLITE TIMERE. Potete scrivermi l’indirizzo o inviare un messaggio al numero 340.0727761 e lo riceverete a casa. La donazione di 24,00 va effettuata scegliendo una delle seguenti modalità:
- PAYPAL a questo link paypal.me/PQUINTO1
- Bonifico sul CONTO POSTEPAY intestato Pasquale Quinto – IBAN IT 54 Y 36081 0513820 1764601769
- Ricarica (anche dal tabaccaio) sulla carta intestata Pasquale Quinto numero 5333 1710 7086 6807
A Dio non la si fa
La proroga dello stato di emergenza al 31 marzo 2022, che diventa così permanente, non è affatto una misura politica, come qualcuno sostiene. Non c’è bisogno di consigliare a questi sedicenti governanti e ai commentatori delle loro azioni, di leggere gli otto libri che Aristotele dedicò al tema di come gli uomini si costituiscono in uno Stato per promuovere il Bene Comune. Quella di cui parliamo è una misura che dà il senso della miseria della politica. Scrivere che questo provvedimento sarebbe funzionale per blindare Mario Draghi nel suo ruolo di Presidente del Consiglio dell’emergenza o, in alternativa, per affidare ad un suo scudiero quel ruolo e a lui il Quirinale – lasciando perdere il diversivo della candidatura di Berlusconi, che si ritirerà quando avrà ottenuto, come sempre ha fatto, quello che desidera ottenere – avvalora questo giudizio. Siamo molto oltre la miseria della politica.
E’ un atto di una ferocia e di una gravità inaudita. Al pari della ferocia con la quale si organizzano campagne d’informazione per inoculare il veleno ai bambini dai 5 agli 11 anni; si emettono sentenze dei tribunali che assecondano la volontà dei minori, nel caso questi vogliano inocularsi il veleno contro la volontà dei genitori, ledendo la loro potestà; si annuncia un Natale sicuro, pronti con l’esercito a vaccinare casa per casa, per incutere il giusto terrore.
Leggere queste notizie e scriverne, provoca disgusto e nausea. Non lo nascondo. E’ come osservare, impotenti, l’abisso della follia e della malvagità in cui la creatura umana può cadere se non è ancorata alla Verità. A Dio non la si fa, sussurra il protagonista de “La Cittadella” di Cronin, davanti alla moglie morta. A Dio non la si fa: a questo dovrebbero pensare gli alleati della Menzogna quando si specchiano al mattino.
Le ragioni di questa ferocia che nega tutte le argomentazioni di Verità, sono legate alle logiche di un potere che esegue le decisioni di poche decine di uomini che pensano di poter dominare il mondo e, così, di stravolgerlo e di determinarne le scelte. Ormai, questo è di un’evidenza accecante. Per eseguire degli ordini, la maggior parte degli Stati ha dichiarato guerra ai suoi cittadini e sta usando tutte le armi a disposizione per annichilirli e renderli schiavi. Si badi bene: ha dichiarato guerra nei confronti di tutti i suoi cittadini, anche di coloro che accettano – per tentare di sopravvivere – di farsi inoculare il veleno. Ora, la maggioranza di costoro non se ne accorge, ma la guerra li riguarda direttamente. E’ una guerra totale. Forsennata. Celata dai ghigni, dalle espressioni spettrali – a volte persino lugubri – dei suoi protagonisti, il potere esprime tutta la sua disperata fragilità. Neanche la fantasia di Pirandello, di Ionesco o di Shakespeare, avrebbe potuto immaginare una rappresentazione così cinica e grottesca della realtà umana. Questi personaggi si comportano da disperati. Nutrono disprezzo dell’uomo perché disprezzano loro stessi, la loro vita e Dio. Anche noi potremmo diventare come loro, perché anche noi siamo marchiati dal peccato originale, che ci ha privati della vita a cui Dio ci aveva destinati su questa terra. Anche a noi appartengono i peccati degli uomini malvagi. Dice Dmitrij, nei Fratelli Karamazov di Fjodor Dostoevskij: “Giacché sappiate, cari, che ciascuno di noi è senza dubbio colpevole per tutti e per tutto ciò che accade sulla terra, non solo per la comune colpa del genere umano, ma ciascuno personalmente è colpevole per tutta l’umanità e per ogni altro singolo uomo sulla terra”.
Ai credenti le vite dei malvagi sono care, perché sono care a Dio, che lascia a loro – come a ciascuno di noi – fino all’ultimo momento la possibilità della conversione. Non abbiamo la capacità di redimerle, perché non siamo santi. Siamo uomini e donne di buona volontà che Dio ha reso liberi dalla schiavitù del mondo. Qual è la strada da percorrere in questo momento così atroce, nel quale migliaia e migliaia di famiglie perdono il sostentamento per vivere; centinaia di migliaia di bambini verranno sottoposti ad una sperimentazione che provoca eventi avversi molto gravi; milioni di persone saranno trattate sempre più come carne da macello e additate al pubblico ludibrio?
Dice san Pietro, nella sua Prima Lettera: “Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio”. Scrive san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi: “Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto? Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. Ritengo, infatti, che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo. Vi prego, dunque: diventate miei imitatori!”.
Viviamo un tempo che può portare alla disperazione. Ci soccorrano le parole profetiche del Santo Curato d’Ars: Verrà un giorno in cui gli uomini saranno così stanchi degli uomini, che basterà parlare loro di Dio per vederli piangere.