I nemici della Verità
«Molte sono le specie di menzogna, e noi le dobbiamo odiare tutte, senza distinzioni, poiché non c’è menzogna che non sia in contrapposizione con la Verità. Verità e menzogna sono infatti cose contrarie fra loro, come luce e tenebre, pietà ed empietà, giustizia e ingiustizia, peccato e opere buone, salute e infermità, vita e morte. Quanto più dunque amiamo la verità, tanto più dobbiamo odiare la menzogna».
Così scriveva Sant’Agostino. San Tommaso aggiungeva: «peccato mortale propriamente è quello che è in contrasto con la carità. Ora, la menzogna può essere in contrasto con la carità in tre modi: primo, per sé stessa; secondo, per il fine cui mira; terzo per accidens».
«Perché non comprendete il mio linguaggio?», chiede Gesù ai Giudei che avevano creduto in Lui (Gv 8, 43). Il prosieguo delle parole di Gesù ha un contenuto agghiacciante per coloro che vivono nella menzogna, perché prefigura una condanna eterna: «Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio».
Ogni pagina del Vangelo impone di schierarsi dalla parte del Male o dalla parte del Bene. Dalla parte della menzogna o dalla parte della Verità. Schierarsi impone di dare un giudizio, di manifestare la propria virilità e di abbandonare il vestito della pavidità e della tiepidezza, utile a coloro che in alcun caso vogliono contrapporsi al mondo e ai suoi mali, ma comprenderlo e farselo amico. Per giustificare se stessi e i loro comportamenti. La regola del non giudicare, che la modernità ha imposto, corrisponde ad una perversione rispetto alla Parola di Dio, che è semplice e netta: «Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio», dice Gesù (Gv. 7,24). E ancora: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?» (Lu 12, 54-57).
Coloro che vogliono impedire il giudizio, vogliono fare a meno della morale. La disprezzano, la calpestano e istigano i loro simili ad abrogarla, per crearne una addomesticata, buona per tutti gli usi e che si concilii con i desideri individuali. Anche il bambino, – come ha insegnato uno dei più grandi pedagoghi della storia moderna, Jean Piaget – esercita un innato giudizio di carattere morale sulle situazioni e sulle cose che fanno parte del suo mondo. Sottrargli questa possibilità – che gli è propria per il solo fatto di essere persona creata a immagine e somiglianza di Dio – equivale a sottrargli il respiro, ad eliminare la sua autonomia di pensiero. In una parola, ad ucciderlo. La stessa cosa accade quando molti invitano alle buone maniere, ad evitare polemiche, a non disturbatore il manovratore, a comprendere che non conviene esprimersi con parole di Verità per non urtare le altrui suscettibilità, a edulcorare la realtà o ad omettere di citare le responsabilità o di dare un nome e un cognome a persone che sono colluse con il male o che lo praticano loro stesse o che lo assecondano o a situazioni di palese torbidità. Pusillanimi! Sepolcri imbiancati!
La conoscenza della Verità di cui parla Cristo («Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gv 8, 31-32), non è soltanto intellettuale, ma è maturazione nell’anima dell’uomo del seme della Rivelazione divina, che culmina nelle parole di Nostro Signore ed è vera comunicazione di vita soprannaturale: colui che crede in Cristo e, attraverso di Lui, nel Padre, riceve la vita eterna. Conoscere la verità, in definitiva, significa conoscere Cristo medesimo. Questa conoscenza è la sola che può rendere l’uomo libero, perché ci sottrae dallo stato di separazione da Dio, dal peccato e, quindi, dalla schiavitù del demonio e da tutti i vincoli della nostra natura decaduta, per condurci sul sentiero dell’amicizia divina, della grazia e del regno di Dio. Pertanto, questa libertà – l’unica per la quale valga la pena vivere – oltre ad essere luce che indica il cammino da percorrere, è grazia, forza che ci dà la possibilità di percorrere il cammino nonostante i nostri limiti.
Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. San Tommaso d’Aquino spiega il profondo contenuto di queste parole, in questi termini: «Liberare non vuol dire in questo passo sollevare da una qualche afflizione (…), ma significa propriamente render liberi, e ciò secondo una triplice modalità: prima, la verità della dottrina ci farà liberi dall’errore di falsità (…); seconda, la verità della grazia ci libererà dalla schiavitù del peccato: “La legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte” (Rm 8, 21); terza, la verità dell’eternità nel Signore Gesù ci libererà dalla corruzione (Rm 8, 21)».
Stiano, quindi, attenti coloro che, vivendo nella menzogna, praticano la corruzione nei confronti di loro stessi e del prossimo, per interessi personali o per calcolo o perché devono eseguire piani dettati da altri, continuando a manipolare la realtà e ad imporre di vivere nella menzogna ai loro simili. L’hanno fatto sul virus. Lo stanno facendo sulla guerra. Mistificando e falsificando. Negando la Verità e volendo far credere che non esista. Su tutto.
Costoro non hanno inventato nulla. È solo da qualche secolo che la cosiddetta civiltà occidentale vive nella menzogna. Della sua libertà, che è divenuta perversione e depravazione. Della sua legalità, un paravento con il quale si coprono i peggiori crimini contro la persona umana e i principi del diritto naturale. Della sua fraternità, che è diretta emanazione di quel potere massonico che la guida.
Su questi paradigmi, che hanno comportato l’eliminazione di Dio e, quindi, della Verità, la civiltà occidentale ha costruito la sua dissoluzione. Si sono succedute generazioni di uomini che hanno vissuto immersi nella menzogna, distruggendo tutto quello che le generazioni precedenti avevano costruito.
Alle leggi, una volta giuste – Stato di Diritto, si chiamava – è stata sostituita l’amministrazione arbitraria delle leggi. L’abbiamo visto sul virus, con il protocollo ancora in vigore della tachipirina e della vigile attesa – che ha portato all’ospedalizzazione e alla morte decine di migliaia di persone, negando le cure domiciliari – e con una campagna ostinata e perversa a favore del veleno, che produce, di settimana in settimana, un numero devastante di effetti avversi gravi e l’aumento di malattie tumorali e cardiovascolari. Lo vediamo sulla guerra, quando un Governo, contro la Costituzione, decide di inviare armi all’Ucraina, dichiarando di fatto guerra alla Russia, programmando feroci e ingannevoli razionamenti di gas e energia elettrica, che nei prossimi mesi colpiranno duramente famiglie e imprese, già stremate da politiche repressive e vessatorie dei loro diritti e non compiendo alcun passo a favore della pace – appiattito com’è sulle posizioni guerrafondaie di Biden e del suo cerchio magico – e perfino mettendo nel conto la possibilità di un conflitto nucleare, che vedrebbe l’Italia trasformarsi in uno dei primi obiettivi, considerata la presenza nel nostro territorio, da Nord a Sud, di basi militari della NATO.
È stata distrutta la Vita, con le pratiche omicidiarie dell’aborto e dei sistemi anticoncezionali, che hanno impedito la nascita di centinaia di milioni di donne e di uomini, in nome di un delirio di onnipotenza e di un’ideologia che significa solo morte. È stata distrutta la Famiglia, così come la certezza dell’identità sessuale. Sono state distrutte la Scuola e l’Università. È stato distrutto il Parlamento, ridotto ad avallare le decisioni del potere esecutivo, perché i suoi membri hanno di mira solo il piatto di lenticchie delle loro laute prebende e della loro pensione che maturerà tra qualche mese. È stato eliminato qualsiasi sistema di controllo sui sistemi economici, bancari e finanziari, che vengono usati da pochi intimi, membri di sotto-ordini massonici che hanno di mira il nuovo ordine massonico mondiale.
Uomini che fanno parte della realtà soprannaturale che si chiama Chiesa, stanno tentando di distruggerla. Distruggendo innanzitutto i suoi dogmi, che costituiscono il corpo della sua dottrina e che derivano direttamente dal Corpo di Gesù Cristo, nato, vissuto, morto e risorto per la Salvezza di coloro che in Lui hanno creduto e credono.
Siamo in presenza di una falsificazione ideologica e intenzionale della Verità, assolutamente inedita rispetto al passato, perché sembra che la quasi totalità degli uomini abbiamo consegnato la loro vita al padre della menzogna, distruggendo se stessi e la vita del prossimo. Chi è ancora disposto a seguire le condizioni rudi, come le definisce Giuseppe Ricciotti nella sua Vita di Gesù Cristo, in base alle quali si può tentare di rimanere nella sequela di Nostro Signore – l’amore per Lui deve prevalere sull’amore per il proprio sangue e per tutte le persone che ne partecipano; deve prevalere sull’amore per la sua propria persona morale e fisica; deve prevalere sull’amore per i beni materiali e sugli argomenti umani, «Vedi che sdegna gli argomenti umani, Sì che remo non vuol né altro velo, Che l’ale sue tra liti sì lontani» (Purgatorio, II, 31-33) – ha il dovere di ammonire questi uomini. Con dolcezza, ma anche con fermezza e nitidezza, come faceva Gesù.
Quando Giuda, conformemente al segnale che aveva dato al gruppo degli armati che intendevano arrestare Gesù, Nostro Signore contempla addolorato il tradimento dell’apostolo, tratta Giuda con somma delicatezza e al tempo stesso gli fa constatare la malizia e l’infamia del suo tradimento. Le parole di Gesù («Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?», Lc 22, 48) sono l’estremo tentativo per indurre Giuda a recedere dal suo peccato. «Dio», commenta san Tommaso Moro, «diede anche a Giuda molte opportunità di pentirsi. Non gli negò la propria amicizia. Non lo bandì dal collegio degli apostoli. Continuò adaffidargli la cassa pur sapendolo ladro. Nell’ultima Cena lo ammise nella cerchia dei più amati discepoli. Si degnò di chinarsi ai suoi piedi e di lavarli con le proprie mani sacre e purissime, detergendone la sporcizia, simbolo di quella che insudiciava la sua anima (…). E fino all’ultimo, quando egli venne con i soldati per arrestarlo, e gli diede il bacio che siglava il tradimento, lo accolse con pacata dolcezza».
Se Dio si dimostra instancabile nella Sua misericordia anche nei confronti di Giuda, che s’era mutato da apostolo a traditore; se lo richiama tante volte al perdono, se fa di tutto perché non si perda – e si perde solo per essersi abbandonato alla disperazione – è certo che di nessun uomo al mondo, per quanto simile a Giuda, si deve mai disperare, ma nella ferma convinzione che se quell’uomo non si pentirà, pagherà le conseguenze terribili del suo agire. In questa vita o nell’altra.
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Un caro saluto. Sia Lodato Gesù Cristo,
Danilo Quinto