Le élites, generatrici della crisi economica e morale dell’Occidente, negano ai popoli e agli individui la loro libertà e la loro identità
Chissà cosa si saranno detti i partecipanti alla 67ma riunione del Gruppo Bildeberg, della scorsa settimana. Lo sanno i partecipanti italiani – come hanno raccontato i giornali: Lilly Gruber, Matteo Renzi e Stefano Feltri, il vice-direttore del “Fatto Quotidiano” – e gli altri invitati di questi incontri secretati. Noi non lo sapremo mai. Forse potremo immaginarlo, osservando quello che accadrà nelle prossime settimane e mesi, che è facile prevedere saranno sempre più influenzati dalle strategie delle élites, che si muovono su molti piani e sono di variegata natura, accomunate dall’obiettivo – perseguito, ad esempio, da George Soros da vari decenni – di ‘dettare’ le loro strategie ai popoli e di considerare gli individui esseri manipolabili.
I risultati delle elezioni europee del 26 maggio determineranno certamente un nuovo assetto politico dell’Europa. In tutti i Paesi europei – nonostante l’informazione mainstream lo neghi – è emersa dal voto una fortissima volontà di cambiamento. La “partita” si giocherà sulla nomina del successore di Mario Draghi alla Banca Centrale Europea e sulla costituzione della nuova Commissione, che è lo strumento di governo dell’Europa.
Sul piano interno, la straripante vittoria di Matteo Salvini contribuirà a sciogliere molti nodi, che fino ad ora sono restati “nascosti”. Il “punto di caduta” della situazione politica non è – come apparentemente potrebbe sembrare – superare i vincoli imposti dall’Europa rispetto alla necessità degli investimenti, che hanno come pre-condizione la diminuzione del carico fiscale per le imprese e per le famiglie. Su questo, non solo in Italia, ma in molti Paesi europei, che attraversano una fase di recessione dell’economia, se ne sente l’esigenza e il nostro Paese potrà quindi far valere le sue buone ragioni, in accordo con chi il deficit l’ha già sfiorato (la Francia, ad esempio) e di chi dei numeri non può più e preferisce interessarsi dell’economia reale, della vita delle persone.
L’alternativa sarebbe quella di prendere atto del fallimento, non solo politico – già acclarato – ma anche economico dell’Unione europea e trarne le conseguenze.
Il vero “punto di caduta” della situazione politica italiana è costituito dalla data del 2022, quando è prevista l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. La candidatura di Draghi è attualmente sostenuta dall’establishment che ancora conta e sarebbe assai compromessa se dovesse rimanere in carica il Governo, pur sostenuto da una maggioranza eletta un anno fa, che non rispecchia gli attuali rapporti di forza tra Lega e M5S.
Questa è la ragione in base alla quale l’intero sistema d’informazione manovra alla luce del sole per chiedere le elezioni anticipate – come vuole il fratello di Montalbano – e determinare un nuovo assetto di potere, che sostituisca un’esperienza di Governo certamente anomala, ma l’unica possibile dopo le elezioni politiche di un anno fa.
Salvini sa bene che il suo avversario vero non sono i Cinquestelle – destinati, ormai, se non lo assecondassero nelle sue proposte concrete di riforma, ad una scissione o a dissolversi – ma l’ideologia di sinistra, comunista e post-comunista, che è alleata alle élites tecniche e burocratiche e Bruxelles e dintorni e che non muore mai, ma soffoca qualsiasi speranza di libertà, di dignità e di sovranità di un grande Paese di 60 milioni di persone che vogliono essere rispettate in Europa e nel mondo.
Sa anche che quell’ideologia – sulla quale non a caso ancora puntano le èlites globaliste, a cominciare da quella rappresentata da Soros – non ha che da rallegrarsi quando lo spread sale ed evoca lo “spettro” della Grecia, per impoverire ulteriormente il popolo, impedire la crescita e gli investimenti, provocare la disoccupazione, come ha fatto con i Governi, tecnici e no, degli ultimi 10 anni, quando il debito pubblico italiano è aumentato di oltre 650 miliardi.
Salvini sa, infine – perché l’ha compreso, altrimenti non si spiegherebbe la sua testimonianza di fede cattolica – che quell’ideologia tende ad usare tutte le armi a sua disposizione: la denatalità, innanzitutto, con la diagnosi di selezione prenatale, i divorzi e gli aborti di massa, perché un Paese tanto è più povero in quanto non fa più figli; la sostituzione della popolazione e il meticciato, facendo credere che masse di uomini e donne estranee alla nostra cultura, alla nostra storia e alla nostra tradizione, possano determinare la rinascita del nostro Paese; la difesa degli animali invece della difesa degli esseri umani; i matrimoni omosessuali; il cambio di sesso dei bambini; il consumo della droga; la pubblicità e il consumismo; le campagne idiote e menzognere sui cambiamenti climatici; lo sterco del diavolo (l’arma di seduzione più micidiale dell’angelo che si ribellò a Dio), con l’immanentismo di questa “città” che abitiamo, in attesa di vivere in quell’altra “città”, che appartiene a chi ha fede per volontà e dono divino.
Che cosa possono e devono fare i singoli, gli uomini e le donne di buona volontà, che credono in Dio, di fronte a questo contesto?
Se vogliono vivere nell’eternità, nell’altra “città”, in questa devono considerare la politica come qualcosa che gli appartiene e devono operare in base alla Parola del Verbo Incarnato, inginocchiarci davanti alla Croce e condurre una battaglia quotidiana. Istante dopo istante della loro vita. Usare come armi la Libertà e la Verità, perché Cristo, con il Suo martirio, ci ha già liberato e ci ha donato la Sua pace e la Sua libertà Essere testimoni e proclamare il Suo SÌ SÌ NO NO ci conforterà sempre e per sempre.
Agli occhi del mondo saranno considerati pazzi, perché non seguiranno le “onde” delle sirene ammaliatrici che li richiamano, per far loro vendere l’anima e portarli dritti dritti nelle grinfie di Lucifero. Si armino, allora, della stessa “arma” di cui si avvalse Ulisse: la volontà. Si facciano legare al palo della barca che li trasporta in questo viaggio temerario, pieno di insidie. Ascoltino le sirene, ma resistano, forti delle loro idee e della loro fede.
I cristiani hanno il dovere di tradurre anche in politica la loro fede, perché non sono “del mondo”, ma sono “nel mondo”. Hanno il dovere di contrastare il tiepidume che li avvolge e la desolazione prodotta da una Chiesa divenuta anticristica – che celebra il Ramadan insieme ai mussulmani e prega insieme a loro e che si accinge, anche formalmente, a trasformare la Messa cattolica in celebrazione protestante – con la fermezza e la nettezza dei forti, di coloro che non hanno timore degli uomini, ma solo di Dio.
Ci ha detto Gesù che la nostra fede può spostare le montagne, perché coloro che amano Suo Padre, sono in Lui divinizzati, già su questa terra. Allora, quale paura, quale timore possono avere i cristiani? In Cristo e con Cristo non mancherà loro mai nulla, né i beni spirituali né quelli materiali. Saranno da Lui protetti in ogni circostanza della loro vita, anche se saranno disprezzati, derisi, umiliati da quello stesso mondo che duemila anni rifiuto Dio, che si era fatto carne ed era venuto ad abitare in mezzo a noi.
I cristiani amano una Persona. Non amano un’ideologia. Per questa ragione, quando Salvini, da peccatore – come lui stesso si dichiara di essere – bacia pubblicamente il Crocifisso, compie un gesto catechetico enorme, inusuale e “blasfemo” rispetto alla realtà che ci circonda.
Che questa consapevolezza ci spinga, quindi, a fare sempre meglio il nostro dovere di patrioti, di mariti, di genitori, di uomini e donne di buona volontà, che hanno ben chiaro il gioco delle élites e sappiano sconfiggerlo, costruendo su questa terra la “città di Dio”
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