L’unico “Uomo Nuovo” è Cristo
Se Dio ci consentirà di vivere fino al 14 maggio 2020 e negli anni a venire, questa data ce la ricorderemo. Nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, si celebrerà il “Global Compact on Education”.
L’uomo vestito di bianco spiega che il “Global Compact on Education” è la proposta di un patto educativo globale per educare alla solidarietà universale, un “nuovo umanesimo”, per consegnare alle giovani generazioni una casa comune solida e fraterna.
Saranno invitati i rappresentanti delle principali religioni, gli esponenti degli organismi internazionali e delle diverse istituzioni umanitarie, del mondo accademico, economico, politico e culturale.
Il punto di partenza è la “Laudato sì” – la peggiore enciclica della storia della Chiesa – nella quale, sostiene Bergoglio, “ho invitato tutti a collaborare per custodire la nostra casa comune, affrontando insieme le sfide che ci interpellano. A distanza di qualche anno, rinnovo l’invito a dialogare sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta e sulla necessità di investire i talenti di tutti, perché ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente”.
Due considerazioni.
Quando Giuseppe Conte cita il “Nuovo umanesimo” s’ispira chiaramente ai “valori” espressi da Bergoglio (fratellanza, solidarietà, salvaguardia del bene comune, ecc.) che sono i medesimi che diffonde nel mondo, da secoli, la Massoneria, nelle sue varie forme e articolazioni. Il suo Governo, frutto di un esplicito appoggio da parte delle consorterie europee, è sinergico al disegno della “Nuova Chiesa”, che ha nel progressismo catto-comunista e nel panteismo i suoi tratti distintivi.
La seconda considerazione è questa: tutto è stato scritto.
Mi riferisco ad un libro, in particolare, a “Il padrone del mondo”. Il testo profetico del grande convertito Robert Hugh Benson (1871–1914) descrive il mondo che si va costruendo: permeato da una concezione dell’uomo, della vita sociale, dei rapporti tra le persone, della realtà, in cui c’è posto solo per l’uomo. Questo è l’”Umanismo”: un progetto politico, culturale e sociale. Il collante di questo progetto è rappresentato dalla cancellazione, anche in forma violenta, del passato, di qualsiasi religione e in particolare del Cattolicesimo. La forza che fornisce energia all’Umanismo è la Massoneria, che rappresenta la base ideologica di questo progetto, animato da una grande passione da parte dei suoi interpreti e protagonisti, perché è necessaria una grande passione per costruire un mondo senza Dio.
Il mondo anti-cattolico, insieme a buona parte di quello cattolico – colpevole di aver separato la fede dalla ragione – ha sferrato nell’ultimo secolo un attacco formidabile alla Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, al Suo essere Re del Cielo e della Terra. Tutto è stato distrutto dalle sue fondamenta: i Parlamenti, le Università, le Scuole, la Famiglia. Tutto è stato re-inventato in base alle supposte esigenze dell’uomo, tentando di eliminare la sua naturale dimensione legata al mistero, al soprannaturale. È stata realizzata una catastrofe.
Nella profezia di Benson, una sola cosa non è stata eliminata: la paura della guerra che può sconvolgere il mondo. Nel romanzo, solo l’Anticristo – l’Uomo-Dio, Giuliano di Felsenburg, che ammorba e seduce le masse e diviene il capo di tutta l’umanità – potrà divenire il punto di riferimento dell’umanità per liberarla da questa paura. Un secondo fattore di paura deriva dal fatto che l’uomo, con il suo potere, non domina gli eventi. Ci sono degli eventi inaspettati, due grossi incidenti, uno ferroviario, l’altro automobilistico, su cui il libro si sofferma. A entrambi questi incidenti è presente una giovane donna, moglie del deputato comunista più famoso. Vede il terrore della gente che capisce che sta per morire, sente le grida delle persone che stanno per morire e, quando torna a casa, dice al marito: quelle persone «non invocavano mica l’umanità». Quando compare la morte, nel profondo di questi uomini che cantano l’inno massonico, di questi uomini che sono felici, che sono stati felici fino a quel momento, viene in mente la parola Maria Santissima, viene in mente la parola Dio, viene in mente la parola Cristo e cercano questo.
«Aspettavano il prete», racconta la donna al marito. «Quando l’hanno visto c’è stato tutto un movimento verso di lui. È passato come un angelo a confortare, a benedire, ad ascoltare, ad assolvere, a chiudere gli occhi dei morenti. Cosa gli avresti detto tu, gli avresti parlato dell’umanità? Si può parlare dell’umanità a uno che muore?». Dio si presenta nelle vicende umane come un fattore nuovo, che sconvolge tutto. Così, si presenta il vero protagonista del romanzo: la fede. Il mondo “inventato” da Benson – anticipatore della realtà in cui viviamo – ha bisogno di riscoprire il Cristianesimo, di chiedere a Dio che ci doni una cosa sola: la fede. Dice uno dei protagonisti del romanzo: «Dobbiamo liberarci da questa lebbra cattolica; fino a quando non ci saremo liberati, non si potrà erigere, in modo totale e pieno, il mondo nuovo, che dipende dall’uomo, dall’unità degli uomini, dalle capacità scientifiche e tecnologiche».
È questo il mondo nuovo. Quindi, bisogna distruggere chi ci ricorda ancora che c’è Dio e pretende di consegnare la nostra vita personale e sociale a dimensioni che non possiamo controllare. Le dimensioni che non possono essere controllate, non solo non esistono, ma devono essere distrutte. Questo è il grande progetto che si muove e che attraverso la grande capacità di manipolazione dei mezzi della comunicazione sociale s’intende affermare. Un grande e terribile progetto – che vuole far vivere masse anonime, prive della loro identità – violento e fragile nello stesso tempo, che dev’essere governato da un uomo che raccoglie in sé la capacità di formulare le linee fondamentali del discorso in termini comprensibili e che ha una capacità di comunicazione da incantare le masse. È Giuliano Felsemburgh: un uomo misterioso. Le biografie che circolano coprono di mistero la sua vita. Inglese, americano, straordinaria capacità d’imparare le lingue e di comunicare, possesso quasi assoluto della varietà delle culture, che esistono ancora nella coscienza dei singoli popoli. Un leader. Il leader. Il Padrone. Il Signore. Interviene, fa la pace tra Oriente e Occidente, è l’unico che riesce ad imporsi all’Imperatore. Mette insieme gli Stati europei, in modo da creare un certo organismo politico. Partecipa a tutti gli avvenimenti di negoziazione politica. Incontra le masse. Si comincia a parlare di lui come si è parlato di Gesù Cristo nella tradizione cattolica. Perché, dove Cristo, Dio che si è fatto Uomo, ha fallito – dicono – perché non ha fatto nulla per togliere il male, la violenza, la crudeltà, quest’uomo che diventa Dio sta raggiungendo tutti i risultati. Si comincia a definirlo il Figlio di Dio, l’Uomo-Dio, il Redentore. «Poteva dunque chiamarsi Creatore» fa dire Benson al Papa nel colloquio che questi ha con padre Franklin, che va a riferirgli della situazione: «Egli poteva dunque chiamarsi Creatore, per aver recato tra gli uomini quella vita di unione perfetta, alla quale avevano per tanto tempo sospirato invano, prima cioè d’essere stati rifatti a sua immagine e somiglianza. Poteva dirsi altresì Redentore, imperocché quella somiglianza aveva in certo modo sedato il tumulto di ogni errore e di ogni conflitto; l’uomo fu condotto per Lui dalle tenebre e dall’ombra di morte nelle vie della pace. Per la stessa ragione Egli era il Salvatore; era il Figlio dell’Uomo, perché l’unico perfettamente umano; l’Assoluto, in quanto riassumeva in se stesso tutti gli ideali; l’Eterno, perché la natura lo aveva sempre in sè virtualmente contenuto ed assicurato per Lui la perfetta continuità del suo ordine; l’Infinito, non potendo far parte delle cose finite, come Colui che era superiore al loro complesso. Di più era l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, il primo e l’ultimo; era Dominus et Deus noster – proprio come Domiziano!».
Nel colloquio che ha con il Papa, padre Franklin descrive la situazione in cui la Chiesa vive in questo tentativo di omologare in modo disumano la vita degli uomini: «Nella penombra di quella stanza, ad una gran tavola da scrivere, sedeva la bianca figura del Papa, proprio in faccia alla porta, per la quale i due erano entrati. Tanto vide Percy nel fare la prima genuflessione (…). “Il padre Franklin, Santità”, disse il Cardinale al Papa, avvicinandosi ad un suo orecchio. Un braccio, vestito di bianco, fece cenno a due sedie lì accanto, sulle quali si accomodarono subito i visitatori. (…). “ Ed ora, figlio mio, ecco i tre punti che vi propongo: che cosa è avvenuto, che cosa avviene, che cosa avverrà, con una richiesta su quello che dovrebbe esser fatto”. Percy sospirò profondamente, appoggiò il dorso alla sedia, intrecciò le dita di una mano con quelle dell’altra, fissò a basso davanti a se una scarpa ricamata di croce, ed incominciò il discorso, che il giorno avanti aveva recitato almeno per un centinaio di volte. “(…) Le forze del mondo civile concentrate in due opposti campi: il mondo e Dio. Fino ad oggi le forze del mondo, incoerenti e convulse irruppero per diverse vie: le guerre e le rivoluzioni furono, come movimenti di una folla, indisciplinate, sregolate, sfrenate. A queste la Chiesa oppose la sua cattolicità, più intenta ad estendere che ad intensificare la propria azione; ai franchi tiratori mise contro altri franchi tiratori. Ma durante gli ultimi cento anni vi fu più di un indizio che la tattica di guerra doveva esser cambiata. (…)”. Illustrato questo cambiamento dal lato economico; la pacifica spartizione dell’Africa dal lato politico, Percy illustrò lo sviluppo dell’Umanità dal lato religioso. “(…) Era volontà di Dio e del suo Vicario di affratellare tutti gli uomini in Gesù Cristo; ma la pietra angolare è stata una volta di più reietta, ed invece del caos, che ne avevano profetizzato le persone pie, ecco sorgere una meravigliosa unità che non ha l’uguale nella storia. Ed è facile che concorrano a formarla molti elementi di una bontà indiscutibile. La guerra, secondo ogni apparenza, è morta, ma non è stato il Cristianesimo che l’ha uccisa. Gli uomini si sono convinti che l’unione vale più e meglio della discordia, ma hanno appreso la lezione fuori dalla Chiesa. In realtà, le virtù naturali hanno incominciato inopinatamente a crescere rigogliose. La filantropia ha usurpato il posto della carità, la soddisfazione quello della speranza e la cultura quello della fede”. Percy si arrestò, accortosi di aver preso un tono un po’ da predicatore. “E così figlio mio!”, disse la dolce voce. “Che altro ancora?”. “(…) L’uomo di questo movimento è Giuliano Felsemburgh. Egli ha compiuto un’opera, umanamente parlando, miracolosa. Ha posto fine alla eterna divisione tra l’Oriente e l’Occidente (…); ha superato, mercé l’unico suo personale prestigio, le due più grandi tirannie della umanità: il fanatismo religioso ed i partiti politici (…). Qui Percy descrisse alcune scene in cui Felsemburgh appariva come una visione divina, e citò liberamente gli epiteti attribuiti a quest’uomo da giornali ben fatti, seri e tutt’altro che fanatici. Felsemburgh era chiamato il Figlio dell’Uomo, a cagione della sua educazione Cosmopolita; Salvatore del mondo per aver debellato la guerra, e perfino… – qui la voce del prete cominciò a tremare – perfino… Dio Incarnato, come tipo, il più perfetto, della divina umanità».
Il movimento che sta prendendo il controllo del mondo, tende a diventare una religione di Stato, una religione della società, che prende le festività della liturgia cristiana e le riempie di contenuti umanistici. La Chiesa Cattolica accetta che gli Stati occupino tutte le Chiese del mondo, a condizione di poter mantenere in Roma una realtà ecclesiale viva, di cui tutto il mondo ride, perché è del passato, ma in cui la struttura fondamentale della guida della Chiesa da parte del Papa è assicurata. La Chiesa è in crisi, ma non è morta. Padre Franklin sottopone al Papa l’idea di creare l’Ordine Sovrano del Cristo Crocifisso, a cui si partecipa per scelta personale, guidato dal Santo Padre e dai Vescovi. Dopo qualche anno, questo Ordine del Cristo segna anche una ripresa numerica impressionante, sollevando un odio ulteriore di quelli che vogliono un uomo senza Dio, una società senza Dio.
«Disse Percy: “La persecuzione è imminente. Se ne sono già fatti dei tentativi (…). Senza dubbio cagionerà, come sempre, delle apostasie (…). D’altra parte essa confermerà i veri fedeli e purgherà la Chiesa dalle mezze coscienze (…). Ma quel che fa maggiormente paura è l’influenza positiva dell’Umanitarismo; esso si avvicina, come il regno di Dio, con potestà grande, esalta le menti visionarie e romantiche, asserisce le sue verità senza dimostrarle (…). Persone che non ne hanno mai udito il nome professano le sue massime; i preti le assorbono come già assorbivano Iddio con la Comunione – qui menzionò le più recenti apostasie – i fanciulli se ne inebriano come già si inebriavano del catechismo. L’anima naturalmente Cristiana sembra diventata l’anima naturalmente infedele. La persecuzione deve essere salutata, implorata, abbracciata come l’ancora di salvezza; e, speriamo che le autorità non siano tanto scaltre da distribuire l’antidoto insieme con il veleno; vi saranno così martiri individuali, vi saranno, e molti, ma a dispetto del governo secolare, non a causa di esso. Finalmente c’è da aspettarsi che l’Umanitarismo vesta gli abiti della liturgia e del sacrificio; dopo di che se Iddio non interviene, la causa della Chiesa sarà perduta!”. Percy si appoggiò alla sedia, tremante. “ Sì, figlio mio! E che cosa ci resterebbe da fare?”. Percy lasciò cadere le mani. “Santo Padre, la Messa, la preghiera, il rosario: queste sono le prime e le ultime cose. Il mondo nega la loro potenza, ed appunto in queste devono i cristiani cercare l’appoggio ed il rifugio. Tutte le cose in Gesù Cristo, in Gesù Cristo ora e sempre; nessun altro mezzo può servire: Egli deve far tutto, perché noi non possiamo fare più nulla!”. La bianca testa si chinò in segno di approvazione. “Sì, figlio mio!… Ma, finché Gesù Cristo si degna servirsi di noi, noi dobbiamo essere profeti, re, sacerdoti. Quale sarà la nostra profezia ed il nostro regno?”. A queste parole Percy fremé come, ad uno squillo improvviso di tromba. “Ecco, Santo Padre! (…). La Santità Vostra ha sempre predicato la carità; splenda dunque la carità nelle nostre azioni, cerchiamo di essere i primi nelle sue vie, recando la probità negli affari, la castità nella famiglia, l’onestà nel governo. E quanto al patire… oh! Santità….”. Qui gli balzò nella mente il suo antico disegno e vi rimase, questa volta, chiaro, convincente, imperioso. “Santità, ho un vecchio progetto…vecchio quanto Roma. É l’idea dei pazzi! Un nuovo ordine… un nuovo ordine”. Il Papa sporse avanti la testa e guardò fisso il giovine prete. “Proprio, figlio mio?”. Percy cadde in ginocchio. “Un nuovo ordine, Santità, senza abito o distintivo speciale, soggetto unicamente alla Santità Vostra, più libero dei Gesuiti, più penitente dei Certosini, più povero dei Francescani, formato di uomini e di donne, con i tre voti, aggiuntavi l’intenzione di subire, all’occorrenza, anche il martirio. Il Pantheon sarà la sua Chiesa, ogni vescovo ne sorveglierà i membri entro i limiti della sua giurisdizione, e un luogotenente in ciascun paese e Cristo Crocifisso sarà il suo patrono. Santità, è il pensiero di un pazzo”. Il Papa si alzò bruscamente, tanto bruscamente che il Cardinale Martin balzò anche lui in piedi sbalordito. Pareva che il giovine prete avesse corso un po’ troppo! Ma il Papa si rimise a sedere e alzando la mano, disse: “Iddio vi benedica, figlio mio! adesso potete ritirarvi”».
I termini dello scontro sono ora chiari. Da un lato coloro che vogliono costruire il mondo nuovo, che credono di poter vincere. Dall’altro lato, la Chiesa, che grazie all’azione dell’”Ordine Nuovo” si riprende, torna ad essere una presenza, sfida la parte che le è avversa. L’esperienza del martirio si rinnova: ciascuno viene interrogato e deve rispondere alla domanda: “Tu credi in Dio?”. Alla risposta affermativa, viene comminata subito la pena di morte. È necessario imporre una “religione nuova”, distruggere il passato e apostatare la fede. Si dovrà distruggere Roma, l’intera tradizione cristiana e la sua immensa esperienza artistica e culturale. Il piccolo gregge che resiste – dodici cardinali con un giovane Papa, che è padre Franklin – che guida la Chiesa da Nazareth, dovrà subire la stessa sorte, ma quando tutto fa presagire che l’Umanismo abbia preso l’intero campo ed abbia compiuto la devastazione, l’intervento di Dio sovverte il disegno degli uomini malvagi.
La Chiesa, oggi, – e, di conseguenza, la società e la politica – stanno vivendo le medesime cose, descritte da Benson oltre un secolo fa. Dio o il Demonio. È questo lo scontro in atto. Di carattere escatologico: riguarda direttamente e profondamente il tema della salvezza. Dopo il Suo Battesimo ad opera di Giovanni Battista e prima della Sua predicazione pubblica, Gesù stesso volle essere tentato dal Maligno (Mt 4, 1-11). Per amore degli uomini e per dare loro un insegnamento per le loro vite. Respingendo con fermezza e nettezza le tentazioni diaboliche, Nostro Signore pose riparo alle cadute degli uomini prima e dopo di Lui. Preannunziò le successive tentazioni di ognuno di noi e le lotte della Chiesa contro le tentazioni del potere demoniaco. Per questa ragione, Gesù ha insegnato agli uomini, nel “Padre Nostro”, a chiedere a Dio di aiutarli con la Sua grazia per non cadere nell’ora della tentazione, che segnerà la storia umana fino alla fine dei tempi, finchè… non ritorni… il Signore, l’unico Uomo Nuovo che la Storia ha conosciuto, che ci chiede di rimanere sempre nella Chiesa e di difenderla dagli impostori e dai menzogneri, così come ci chiede, nella nostra vita di tutti i giorni – quella politica prima di tutto – di combattere di male, sotto qualsiasi forma si manifesti, che spesso sembrano miti.
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Descrivo questo progetto nel mio ultimo libro, “DIO o mammona – Non si possono servire due padroni”. Se chi legge desidera una copia, la donazione è di 15 euro. Basta scrivere l’indirizzo postale per l’invio a quest’email: pasqualedanilo.quinto@gmail.com.
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Sia Lodato Gesù Cristo, Danilo Quinto