Quodcumque dixerit vobis, facite
Le notizie che si leggono in questo periodo e da lungo tempo – relative a quel che proviene quotidianamente dalla gerarchia ecclesiastica, colpevole di aver tradito Cristo e la Sua Chiesa e di aver lasciato gli uomini disperati, soli e in balia del male e che si riversa sulla politica e su ogni ambito della vita umana – sono opera del diavolo, al quale Dio permette di agire per un bene superiore. Ho deciso di non commentare più queste notizie. Commentandole, si rischia di cadere nell’inganno del nemico di Dio: perdere la dimensione spirituale. Rileggerete, quindi, tra un pò di tempo i miei commenti. Non so quando. Intanto, continuerò a promuovere il mio nuovo libro, che racconta la mia conversione, (https://www.daniloquinto.it/da-servo-di-pannella-a-figlio-libero-di-dio-3/) nella speranza che molti di voi vorranno leggerlo. Se vorrete metterVi in contatto con me, scrivete all’email: pasqualedanilo.quinto@gmail.com.
Viviamo nel pieno compimento del terzo segreto di Fatima. La mia convinzione è questa. Questo è il tempo del silenzio, della riflessione e della preghiera. Sarà la Santa Vergine Maria a schiacciare definitivamente la testa del serpente. Tutto quello che accade attorno a noi, dobbiamo viverlo con questa certezza. Non sappiamo quando, ma così sarà.
Nel Vangelo di Giovanni si ha conferma assoluta di questo fatto: la Madre di Dio è citata solo due volte: la prima, nell’episodio delle Nozze di Cana (Gv 2, 1-11), la seconda, sul Calvario (Gv 19, 25). Giovanni fa trasparire, così, l’ufficio della Santa Vergine Maria nell’opera della Redenzione. Il primo avvenimento si colloca all’inizio della vita pubblica di Gesù, l’altro alla Sua fine, quasi ad indicare che l’intera opera di Gesù è accompagnata dalla presenza della Vergine Maria, che nel primo momento intercede quando ancora non è giunta l’ora (Non hanno più vino, dice a Gesù), nel secondo, inginocchiata davanti alla Croce – come dovremmo rimanere noi, lungo l’intero corso della nostra esistenza – accetta il mandato che Suo Figlio Le conferisce, quello di essere Madre di tutti i credenti, rappresentati sul Calvario dal discepolo prediletto.
La risposta di Gesù (Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora?) sembra indicare che sebbene nel piano divino non fosse previsto il compimento di quel primo miracolo, le parole di Sua Madre lo inducano a compierlo. Quale insegnamento si può trarre per la nostra vita? La Santa Vergine Maria è così potente nella Sua intercessione, che Dio darà ascolto a tutte le domande che Gli rivolgiamo attraverso la Sua mediazione. Per questa ragione, la pietà cristiana ha riconosciuto alla Madre di Dio il titolo di onnipotenza supplicante.
Scrive Sant’Alfonso Maria de’ Liguori nel sermone VII: Perché mai le preghiere di Maria hanno tanta efficacia presso Dio? (…). Le preghiere dei santi sono preghiere di servi, le preghiere di Maria sono preghiere di Madre, onde esse hanno una certa ragion di comando presso Gesù Cristo che tanto la ama: perciò è impossibile che le domande di Maria non vengano accolte (…). Quanto è grande la pietà di Maria si scorge da questo fatto descritto nel Vangelo (…). Manca il vino, gli sposi sono afflitti per tale mancanza, nessuno di quella casa dice a Maria che preghi il Figlio a consolare gli ospiti in tale necessità; ma il cuore di Maria, che non sa non compatire gli afflitti (…), la mosse a prendere da sé l’ufficio di avvocata e a pregare il Figlio del miracolo, ancorchè non ne fosse da alcuno pregata (…). Se questa buona Signora fece tanto senza esser pregata, che cosa non farà quando verrà pregata?
Teniamolo ben presente queste parole nella nostra vita terrena, soprattutto quando siamo assaltati dalle insidie del nemico, che sono costanti, insidiose e pericolose.
La Santa Vergine Maria conosce perfettamente il significato delle parole di Suo Figlio – che a noi, poveri uomini, potrebbero sembrare di diniego della Sua richiesta – e non nutre dubbi sul fatto che Gesù farà qualcosa per aiutare gli sposi. Per questa ragione, comanda subito: Fate quello che Lui vi dirà. Le parole rivolte ai servitori, possiamo ritenerle un comando diretto a ciascuno di noi: in questo comando si sostanzia la santità del cristiano, che non deve inseguire le cose del mondo, ma solo fare la volontà di Gesù Cristo. Obbedire a questa volontà significa far vivere, in ogni momento, la capacità di distinguere il Bene dal male, di astenerci dall’avere qualsiasi tipo di collusione o contaminazione con il male – anche se si trattasse di male minore – di praticare carità e amore nei confronti di tutti, anche dei nemici.
Dopo il comando della Santa Vergine e le parole di Gesù – Riempite d’acqua le giare (Gv 2, 8) – i servitori le colmano fino all’orlo: con questo particolare, san Giovanni sottolinea la sovrabbondanza dei beni apportati dalla redenzione e, nel contempo, segnala l’estrema cura con la quale i servitori obbedirono a Gesù, quasi a lasciar intendere l’importanza della docilità nel compiere la volontà di Dio anche nei più piccoli particolari.
Ecco il miracolo: l’acqua si trasforma in vino, tanto che il maestro di tavola chiama lo sposo e gli dice: Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono (Gv 1, 10). I Santi Padri ravvisano in questo vino prelibato, riservato per la fase finale del convito nuziale, così come nella sua abbondanza, una figura che evidenzia il degno compimento della storia della salvezza: Dio aveva mandato i patriarchi e i profeti, ma, giunta infine la pienezza dei tempi, manda il Suo proprio Figlio, la cui dottrina conduce a perfezione l’antica Rivelazione, e la cui grazia supera infinitamente le speranze dei giusti dell’Antico Testamento. In questo vino di qualità, conservato per la fine del banchetto, i Santi Padri ravvisano anche il premio e il gaudio della vita eterna, che Dio concede a tutti coloro che, per voler seguire Cristo, hanno sofferto amarezza e avversità in questa vita.